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Allattamento prolungato: principali vantaggi

Mio figlio ha quasi 21 mesi e io continuo ad allattarlo al seno su richiesta, per tutta una serie di ragioni che, a mio avviso, sono essenziali per il benessere di entrambi. Tra l’altro continuerò a farlo fino a quando il mio piccolo e io ne avremo voglia. Faccio questa dovuta premessa affinché le mie lettrici sappiano che io ho fatto una scelta precisa e che se tornassi indietro continuerei a farla! Di seguito provo a offrirti tutte le informazioni utili in merito all’allattamento prolungato.

Cosa dice l’Oms sulla durata dell’allattamento

L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ritiene che i bambini debbano essere allattati esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita e che in seguito è possibile continuare l’allattamento con l’integrazione di alimenti solidi, almeno fino ai due anni del bambino e finché la diade mamma-figlio lo vorrà. Insomma, il nocciolo della questione è tutto qua, l’allattamento materno deve essere portato avanti finché la genitrice e il suo bambino lo desiderano. Qualsiasi voce esterna alla diade risulta essere inopportuna e fuori luogo.

D’altra parte è anche vero che in ambiti pseudo-professionali permangono tutta una serie di pregiudizi e di false credenze sull’allattamento (sic!) che influiscono negativamente su tutte le mamme un po’ più deboli, più manipolabili o comunque non in grado di distinguere tra fonte di informazione autorevole e non autorevole.

Allattamento al seno: una sana pratica naturale

Allattare al seno è la pratica più naturale che ci sia per nutrire e prendersi cura del proprio figlio. Oltre a essere un toccasana per la salute di mamma e bebè (come vedremo in seguito in maniera più approfondita), l’allattamento è anche in grado di rendere la vita più facile all’intera famiglia: il bambino, infatti, potrà essere nutrito in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, senza necessita di latte, biberon, pappine e via dicendo. Allattare al seno, d’altra parte, è anche il modo più facile per fare addormentare non solo un lattante, ma anche un bambino più grandicello che, grazie alla suzione, riuscirà a rilassarsi e a prendere sonno più velocemente. L’allattamento, infatti, risponde a un bisogno di contatto fisico e di relazione emotiva che va ben oltre la mera nutrizione.

Allattamento al seno: ha una scadenza?

Per quanto tempo un bambino necessita davvero del latte materno? In primo luogo bisogna sfatare la cretinata – peraltro molto diffusa – secondo cui a un certo punto il latte materno diventerebbe assai poco nutriente, fino quasi a trasformarsi in acqua. È una panzana, una frottola, un falso mito. Il latte materno ha questa meravigliosa proprietà: si evolve in maniera costante, assecondando le nuove esigenze del bambino.

Da un punto di vista psicologico poi è importante sfatare un’altra leggenda metropolitana, secondo cui l’allattamento prolungato favorirebbe lo sviluppo della “mammite” nel bebè. Le cose non stanno affatto così. Diversi studi antropologici hanno dimostrato che i bambini allattati al seno su richiesta tendono ad abbandonare spontaneamente questa pratica intorno ai tre anni, ovvero quando lo sviluppo del loro sistema nervoso centrale si completa. Insomma lo svezzamento autogestito, altro non sarebbe che una tappa evolutiva del naturale percorso di crescita del bambino: proprio come quando impara a camminare o a parlare.

Vantaggi dell’allattamento prolungato per la mamma e per il figlio

I benefici per il bambino

Passiamo ora a una disamina in termini di benefici fisici legati all’allattamento al seno prolungato. In primo luogo va detto che il latte materno è ricco di principi nutritivi che sono in grado di rendere più completo e sano il regime alimentare “solido” del bambino.

Il latte materno assunto oltre l’anno è infatti in grado di garantire al piccolo tutta una serie di nutrienti fondamentali (vitamine, proteine, calcio, ecc.). In secondo luogo il latte, lungi dal trasformarsi in “acqua” a partire dall’anno di età, è ancora ricco di preziosi anticorpi che contribuiscono a rafforzare le difese immunitarie dell’organismo. Inoltre è pure vero che quando il bambino si ammala nella maggior parte dei casi rifiuterà il cibo, mentre continuerà ad accettare il latte materno, che sarà in grado di soddisfare le esigenze nutrizionali quotidiane.

I benefici per la mamma

L’allattamento al seno riserva una serie di benefici anche alla mamma. In particolare grazie all’allattamento prolungato, le donne riducono la possibilità di andare incontro a patologie neoplastiche a carico dell’apparato mammario e delle ovaie: più il periodo di allattamento è lungo, più aumenta il livello di protezione contro il cancro.

Inoltre questa pratica di nutrizione naturale è anche in grado di ridurre il rischio osteoporosi, ovvero la patologia che determina la perdita di massa ossea.

Allattamento al seno e benefici psicologici

Anche da un punto di vista emozionale e psicologico, l’allattamento prolungato produce benefici significativi. Malgrado si creda erroneamente che un allattamento prolungato renda il bambino dipendente e scarsamente autonomo, in realtà esso lo fortificherà e lo renderà in grado di affrontare con maggiore serenità e sicurezza le tappe della crescita. La costante presenza fisica ed emotiva della propria mamma, infatti, contribuisce ad aumentare la fiducia in se stesso; quando il bambino poi si sentirà pronto a staccarsi, lo farà volontariamente senza traumi di sorta.

Per ulteriori informazioni ti consiglio di leggere l’interessantissimo libro di Paola Negri “Sapore di Mamma”

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