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Viola è tornata a casa

Ti sei tuffata senza preavviso in queste mie braccia

che – per la prima volta – mi sono apparse grandi e salde

Lo scorso 7 gennaio Viola è tornata a casa.

Alla parola dimissioni mi è venuto il magone e – anche adesso che provo a ricostruire l’intero periodo trascorso nella terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Patti23 intensi giorni – fatico a trattenere le lacrime.

Mi sono sentita protetta in questa fase delicata della mia vita e ho avuto la certezza che la mia piccola Viola fosse al sicuro, libera di crescere e di recuperare le forze che la nascita prematura sottrae.

Ogni giorno, guidata da medici e infermieri, ho imparato a compiere dei piccoli rituali utili a promuovere il benessere di mia figlia e il mio ruolo di mamma. Mi hanno ripetuto che la mia presenza, il mio affetto e le mie carezze avrebbero prodotto un effetto benefico sulla mia bimba e anche su di me.

Ricordo ancora quando mi parlarono per la prima volta del metodo Canguro – noto anche come marsupioterapia – che consiste nel contatto pelle a pelle tra bimbo e mamma e che rappresenta un supporto fondamentale per tutti i bimbi prematuri. Esso, in effetti, oltre a favorire il consolidamento del legame affettivo, fa sì che il respiro e il battito del cuore della mamma regolino quelli del neonato; infine il contatto skin to skin stimola anche l’istinto della suzione.

Gesti semplici ma essenziali: poggiarla sul mio petto, riscaldarla col mio corpo, attaccarla al seno, tirarmi il latte nella stanza del lactarium con vista mare, mi è servito a smorzare la tensione di sapere la mia bambina in ospedale e mi ha consentito, inoltre, di vivere la sua degenza con naturalezza, senza dover sottostare a orari rigidi e avendo la certezza di poter contare sulla preziosa accoglienza di tutto il personale sanitario.

Ricorderò tutti, uno per uno. La dolcezza di Anna, il senso pratico di Silvana, la disponibilità di Dominque, il garbo di Antonino e l’amorevolezza, la professionalità, la competenza e la dedizione di tutto lo staff medico.

Un’esperienza che non deprecherete

Ora capisco a pieno il senso della frase tratta dal libro “Nati due volte” e riportata sulla parete d’ingresso della Tin:

è un’esperienza che non deprecherete

Non solo non la deprecherò, ma la ricorderò con estrema commozione e nostalgia.

In questo reparto infatti ho imparato a trasformare il dolore in forza e a gioire per ogni piccola conquista: un tubicino in meno, un grammo in più.

D’altra parte ho anche avuto modo di riflettere a lungo:

sulla vita e le pieghe inaspettate che essa può prendere,

sul destino a cui basta un battito d’ali per assumere una forma diversa,

su quanto sia importante avere pazienza e avere fiducia che il tempo possa dare le risposte attese, ripagando in maniera puntuale i sacrifici fatti.

Viola mia ora è tornata a casa e abbiamo ripreso il cammino laddove era stato interrotto: finalmente ci stiamo godendo l’intimità che ci era stata negata.

Abbandono per un attimo il mio proverbiale pessimismo e inforco gli occhiali del pensiero positivo:

saresti dovuta nascere proprio oggi bambina mia – il 27 gennaio – ma, come dice il tuo papà, abbiamo avuto la possibilità di conoscerti prima, di stringerti e annusarti mentre eri ancora piccina piccina.

 

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