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Il tumore al seno è il tipo di cancro più frequente nelle donne, con circa 55 mila nuovi casi ogni anno in Italia. Si tratta di una malattia complessa ed eterogenea, che può essere influenzata da diversi fattori, tra cui quelli ormonali, genetici e ambientali. Tra i fattori ormonali, un ruolo importante è svolto dall’allattamento, che può avere effetti protettivi o favorenti a seconda dell’età della donna, del numero di figli e della durata dell’allattamento.
L’effetto dell’allattamento sul rischio di tumore al seno
L’allattamento al seno è un’attività naturale e benefica sia per la madre che per il bambino. Tra i vantaggi per la madre, ci sono anche quelli legati alla prevenzione del tumore al seno. Infatti, l’allattamento al seno riduce il rischio di tumore al seno del 4.3% ogni 12 mesi di allattamento.
L’effetto protettivo dell’allattamento al seno si basa su diversi meccanismi biologici, tra cui:
- La riduzione dell’esposizione agli ormoni sessuali durante l’allattamento, che diminuisce la stimolazione delle cellule mammarie.
- L’eliminazione delle cellule mammarie potenzialmente danneggiate attraverso il latte materno.
- L’induzione di una maggiore differenziazione delle cellule mammarie, che le rende meno suscettibili alle trasformazioni tumorali.
L’effetto protettivo dell’allattamento al seno è stato osservato in diversi paesi e gruppi etnici, il che suggerisce che dipende dai cambiamenti biologici del seno piuttosto che da fattori ambientali o socioeconomici.
Tuttavia, l’allattamento al seno non protegge da tutti i sottotipi di tumore al seno. In particolare, non sembra avere un effetto sul carcinoma HR+, che è il più comune e che ha cellule positive al recettore ormonale. Invece, l’allattamento al seno potrebbe ridurre il rischio di carcinoma HER2+, che ha cellule positive al fattore di crescita epidermico umano 2, e di carcinoma triplo negativo, che non ha cellule positive né al recettore ormonale né al fattore di crescita.
L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce
Esistono diversi fattori di rischio per il tumore al seno, come la familiarità, le mutazioni genetiche, lo stile di vita, l’obesità, l’alcol, il fumo e l’uso di ormoni. Per questo motivo, è importante adottare delle misure di prevenzione e di diagnosi precoce, che possono fare la differenza nella lotta contro il tumore al seno.
La prevenzione consiste nel seguire uno stile di vita sano, che comprende una dieta equilibrata, una regolare attività fisica, il mantenimento del peso forma, la limitazione del consumo di alcol e il non fumo. Inoltre, è bene evitare l’uso prolungato di ormoni (come la pillola anticoncezionale o la terapia ormonale sostitutiva) senza un’adeguata valutazione medica.
La diagnosi precoce si basa sull’autopalpazione del seno, che ogni donna dovrebbe fare una volta al mese dopo il ciclo mestruale, e sulla mammografia, che è l’esame più efficace per rilevare eventuali anomalie nel seno. La mammografia va eseguita periodicamente a partire dai 40 anni (o prima in caso di familiarità o mutazioni genetiche) e con una frequenza variabile a seconda del rischio individuale.
Una riflessione sul rapporto tra maternità e tumore al seno
L’allattamento è considerato uno dei fattori protettivi contro il tumore al seno, Ciò dimostra che la maternità non è solo un’esperienza emotiva e affettiva, ma anche un evento biologico che modifica il corpo della donna in modo profondo e duraturo.
La maternità può quindi essere vista come un’opportunità per prendersi cura della propria salute e di quella del proprio figlio, seguendo uno stile di vita sano e sottoponendosi ai controlli medici necessari. In questo modo, si può contribuire a ridurre il rischio di tumore al seno e a migliorare la qualità della vita.

Sono blogger, giornalista e web content editor; contemporaneamente sono mamma di Luca e Viola: il tempo è poco, ma faccio i salti mortali per dare sempre il meglio! Il mio motto è “Chi la dura la vince”!