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Raschiamento in gravidanza: quando si fa e perché

Il raschiamento in gravidanza è una procedura chirurgica che consiste nella rimozione del prodotto del concepimento dall’utero, in caso di interruzione della gestazione. Si tratta di un intervento che può essere necessario sia in caso di aborto spontaneo che volontario, ma solo entro un certo limite di tempo. In questo articolo vedremo quando si fa il raschiamento in gravidanza, come avviene, quali sono i rischi e le conseguenze, e come affrontare il recupero fisico ed emotivo.

Cos’è il raschiamento in gravidanza

Il raschiamento in gravidanza è una tecnica che viene utilizzata per svuotare l’utero dal feto o dall’embrione che non sono sopravvissuti o che non sono desiderati. Per eseguire il raschiamento, il medico inserisce nella vagina uno strumento chiamato curette, dotato di una parte tagliente, che serve a “grattare” il tessuto da rimuovere. A volte si usa anche l’aspirazione per facilitare l’operazione. Il raschiamento viene fatto in anestesia generale o locale, a seconda della situazione e della preferenza della paziente.

Quando si fa il raschiamento in gravidanza

Il raschiamento in gravidanza può essere fatto per diverse ragioni, legate all’interruzione della gestazione. Vediamole nel dettaglio:

  • Raschiamento per aborto spontaneo: si fa quando la gravidanza si interrompe naturalmente prima della ventesima settimana, a causa di anomalie genetiche, infezioni, traumi o altri fattori. Il raschiamento serve a rimuovere i resti del feto o della placenta che sono rimasti nell’utero e che potrebbero causare infezioni o emorragie.
  • Raschiamento per aborto volontario: si fa quando la donna decide di interrompere la gravidanza per motivi personali, sociali o sanitari, entro i limiti previsti dalla legge. Il raschiamento serve a svuotare l’utero dal prodotto del concepimento e a prevenire complicazioni.

Tuttavia, il raschiamento può essere fatto solo entro e non oltre la 13esima settimana di gestazione. Dopo questo termine, si deve ricorrere ad altri metodi, come l’induzione del travaglio abortivo.

Come avviene il raschiamento in gravidanza

Il raschiamento in gravidanza è un intervento breve, che dura dai 15 ai 30 minuti circa. Si svolge in due fasi:

  • La dilatazione: il medico apre la vagina e dilata lentamente la cervice (la parte in cui si uniscono vagina e utero) con dei medicinali e degli strumenti appositi.
  • Il raschiamento: il medico introduce la curette nell’utero e rimuove il tessuto da asportare con movimenti circolari e delicati.

Il raschiamento può essere fatto nello studio del medico o in una struttura ospedaliera, a seconda delle condizioni della paziente e della durata della gravidanza.

Quali sono i rischi e le conseguenze del raschiamento in gravidanza

Il raschiamento in gravidanza è un intervento sicuro e con poche complicazioni. Tuttavia, come ogni procedura chirurgica, comporta alcuni rischi e conseguenze che è bene conoscere:

  • Sanguinamento: dopo il raschiamento è normale avere delle perdite ematiche per alcuni giorni. Se però il sanguinamento è abbondante o dura più di due settimane, bisogna consultare il medico.
  • Infezione: il rischio di infezione è basso se si seguono le indicazioni del medico sulla cura dell’igiene intima e sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Se però si avvertono sintomi come febbre, dolore pelvico, secrezioni maleodoranti o bruciori, bisogna rivolgersi al medico.
  • Perforazione dell’utero: è una complicazione rara, ma grave, che consiste nella lesione della parete dell’utero da parte della curette. Può causare emorragia interna e danni agli organi vicini. Se non trattata, può essere fatale.
  • Sinéchie uterine: sono delle aderenze che si formano tra le pareti dell’utero a causa di una cicatrizzazione anomala dopo il raschiamento. Possono causare problemi di fertilità, dolori mestruali, amenorrea (assenza di mestruazioni) o aborti spontanei.

Come affrontare il recupero dopo il raschiamento in gravidanza

Il recupero dopo il raschiamento in gravidanza dipende dal motivo per cui si è fatto l’intervento e dallo stato di salute della paziente. In generale, si consiglia di:

  • Riposare per almeno 24 ore dopo l’intervento e di evitare sforzi fisici per alcuni giorni.
  • Usare degli assorbenti interni o esterni per contenere le perdite ematiche e di cambiarli spesso per prevenire le infezioni.
  • Evitare i rapporti sessuali, i tamponi vaginali, le docce vaginali e l’uso di piscine o vasche idromassaggio per almeno due settimane o fino a quando il medico non lo autorizza.
  • Seguire la terapia prescritta dal medico, che può includere degli antibiotici, degli antidolorifici o degli ormoni.
  • Sottoporsi ai controlli medici previsti e a eventuali esami di laboratorio per verificare lo stato dell’utero e la presenza di eventuali complicazioni.
  • Attendere che il ciclo mestruale torni regolare, cosa che può avvenire entro 4-6 settimane dall’intervento.
  • Usare un metodo contraccettivo efficace se non si desidera una nuova gravidanza. Se invece si vuole tentare una nuova gravidanza, bisogna aspettare almeno tre mesi o il tempo consigliato dal medico.

L’aspetto psicologico del raschiamento in gravidanza

Il raschiamento in gravidanza è un intervento che può avere un forte impatto psicologico sulla donna che lo subisce, soprattutto se è legato alla perdita di un figlio desiderato. Può infatti scatenare sentimenti di tristezza, rabbia, colpa, solitudine o gelosia nei confronti di altre donne con figli.

Queste emozioni sono normali e comprensibili, ma non vanno represse o negate. Al contrario, vanno elaborate e condivise con persone di fiducia, come il partner, gli amici, i familiari o un professionista.

Inoltre, è importante prendersi cura di sé stesse, sia fisicamente che mentalmente, praticando attività piacevoli e rilassanti, mangiando sano e dormendo bene. Infine, bisogna ricordare che il raschiamento non pregiudica la possibilità di avere una futura gravidanza felice e serena.

 

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