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I tubercoli di Montgomery sono delle piccole protuberanze che si trovano sull’areola del seno femminile, intorno al capezzolo. Si tratta di ghiandole sebacee che producono un liquido lubrificante e protettivo per il seno, soprattutto durante la gravidanza e l’allattamento. Ma cosa sono esattamente i tubercoli di Montgomery? A cosa servono? Come si riconoscono? Vediamolo insieme in questo articolo.
La scoperta dei tubercoli di Montgomery
I tubercoli di Montgomery devono il loro nome a William Fetherstone Montgomery, un ostetrico irlandese che li descrisse per la prima volta nel 1837. Montgomery notò che alcune donne presentavano dei rilievi cutanei sull’areola durante la gravidanza e l’allattamento e ne studiò la funzione e la struttura. Scoprì che si trattava di ghiandole sebacee modificate, chiamate anche ghiandole areolari, che secernono una sostanza oleosa e profumata.
La funzione
I tubercoli di Montgomery hanno una funzione molto importante per la salute del seno e del bambino. Essi infatti:
- Lubrificano e idratano l’areola e il capezzolo, prevenendo la secchezza, le screpolature e le infezioni.
- Proteggono il seno dai germi, grazie alla loro azione antibatterica e antimicotica.
- Stimolano il bambino a cercare il seno e a succhiare, grazie al loro odore gradevole e alla loro forma rilevata.
- Favoriscono la produzione del latte materno, grazie alla loro stimolazione ormonale.
Tubercoli di Montgomery e gravidanza
Durante la gestazione, questi tubercoli subiscono dei cambiamenti fisiologici in preparazione dell’allattamento. Già a partire dal secondo trimestre, i tubercoli cominciano a ingrandirsi e a pigmentarsi in modo più evidente. Questo processo è dovuto all’aumento degli estrogeni e del progesterone tipico della gravidanza. I tubercoli assumono un aspetto più scuro e prominente e in alcuni casi possono anche secernere colostro già prima del parto. Lo scopo di queste modificazioni è rendere i tubercoli più sensibili allo stimolo e prepararli alla secrezione della sostanza oleosa che serve a lubrificare e proteggere il capezzolo durante l’allattamento. Dopo il parto, i tubercoli tenderanno progressivamente a ridimensionarsi, ma potranno mantenere una pigmentazione più scura. È bene monitorarli per identificare eventuali anomalie.
Tubercoli di Montgomery e allattamento
I tubercoli hanno un ruolo importante nell’allattamento al seno. Durante la gravidanza e con l’avvio dell’allattamento, i tubercoli si ingrandiscono e secernono una sostanza oleosa che serve a lubrificare e proteggere il capezzolo. Questa secrezione contiene anche feromoni che aiutano il neonato a localizzare il capezzolo per attaccarsi al seno. Inoltre, la stimolazione dei tubercoli durante la poppata invia impulsi al cervello che rilasciano ossitocina, l’ormone che favorisce la fuoriuscita del latte. Per questi motivi, è importante che la zona che ospita i tubercoli non venga pulita eccessivamente prima dell’allattamento, per preservare questo strato protettivo e facilitare l’attacco del neonato al seno. Una corretta igiene è comunque raccomandata per evitare infezioni.
Il numero e l’aspetto
Il numero dei tubercoli di Montgomery varia da donna a donna e da seno a seno. In media si contano tra 10 e 20 ghiandole per areola, ma possono essere anche di più o di meno. Il numero dei tubercoli può aumentare durante la gravidanza e l’allattamento, per poi diminuire dopo lo svezzamento. Il loro aspettto può variare anche in base al colore della pelle e al tipo di areola. Essi possono essere:
- Bianchi o giallastri, se il liquido sebaceo è visibile sulla superficie.
- Rossi o violacei, se il liquido sebaceo è nascosto sotto lo strato cutaneo.
- Piatti o sporgenti, a seconda della dimensione delle ghiandole.
I sintomi associati
I tubercoli di Montgomery non sono dolorosi né fastidiosi, ma possono essere associati ad alcuni sintomi tipici della gravidanza e dell’allattamento, come:
- Gonfiore e tensione del seno
- Cambiamento del colore dell’areola
- Sensibilità e formicolio al capezzolo
- Perdite di colostro dal capezzolo
La cura
I tubercoli di Montgomery non richiedono una cura particolare, ma solo una normale igiene quotidiana. Si consiglia di lavare il seno con acqua tiepida e senza sapone, per non alterare il pH naturale della pelle e non rimuovere il film protettivo delle ghiandole. Si sconsiglia inoltre di schiacciare o manipolare i tubercoli, per non irritarli o infettarli. In caso di arrossamento, prurito o secrezioni anomale dai tubercoli, è bene consultare il medico o l’ostetrica per escludere eventuali patologie.
Come eliminare i Tubercoli di Montgomery
Sebbene i tubercoli di Montgomery siano una condizione fisiologica, in alcuni casi il loro aspetto particolarmente vistoso può creare disagio. Esistono alcune soluzioni per ridurne la visibilità, ma è bene ponderare rischi e benefici. Una possibilità poco invasiva è ricorrere a creme schiarenti a base di idrochinone, acido kojico o acido azelaico, da applicare localmente per attenuare la pigmentazione. In casi più gravi si può optare per la crioterapia, che tramite congelamento distrugge le ghiandole sottocutanee, appiattendone la superficie. Se si desidera una soluzione definitiva, è possibile ricorrere alla rimozione chirurgica in anestesia locale. È però importante valutare questa opzione con il proprio medico, poiché l’asportazione dei tubercoli può comportare difficoltà nell’allattamento o alterazioni della sensibilità del capezzolo.
Riflessione
I tubercoli di Montgomery sono una delle tante meraviglie del corpo femminile, che si adatta e si trasforma per accogliere e nutrire una nuova vita. Essi rappresentano un segno visibile della gravidanza e dell’allattamento, ma anche un mezzo per comunicare con il bambino attraverso il senso dell’olfatto. I tubercoli di Montgomery sono quindi un dono della natura che va rispettato e valorizzato.
Sono blogger, giornalista e web content editor; contemporaneamente sono mamma di Luca e Viola: il tempo è poco, ma faccio i salti mortali per dare sempre il meglio! Il mio motto è “Chi la dura la vince”!