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L’ecocardiografia fetale è un accertamento diagnostico il cui scopo è quello di garantire il controllo sequenziale dell’anatomia cardiaca: vi si ricorre per escludere o rilevare, a seconda dei casi, la presenza eventuale di una cardiopatia congenita. Tale esame risulta necessario nel momento in cui l’ecografia morfologica solleva dei dubbi in relazione alla funzionalità del cuore.
Come si svolge
L’ecocardiografia fetale deve essere effettuata con un ecografo ad alte prestazioni che permetta di utilizzare il doppler pulsato e le sonde ad alta frequenza. I risultati ecocardiografia fetale sono importanti in modo particolare nel caso in cui lo screening del primo trimestre abbia riscontrato una elevata traslucenza fetale, così come in presenza di qualsiasi tipo di malformazione.
Il consiglio degli esperti è quello di procedere dalla ventesima settimana in poi, ma lo studio può cominciare anche prima se si adoperano gli ecografi più moderni: in tale circostanza, già dalla sedicesima settimana di gestazione è possibile eseguire una ecocardiografia fetale precoce.
Essa è particolarmente raccomandata alle donne che hanno già partorito un figlio colpito da cardiopatia congenita; anche se l’affidabilità dell’esame precoce è notevole, è comunque importante provvedere a un ulteriore controllo tra la ventesima e la ventitreesima settimana.
Ecocardiografia fetale: quanto dura?
La durata dell’accertamento è limitata: si tratta, infatti, di osservare dapprima in bidimensionale e poi con il doppler pulsato e colore l’anatomia fetale.
Una delle tecniche più innovative in questo ambito è denominata STIC, acronimo di Spazio Temporal Image Correlation, e permette di analizzare i movimenti delle strutture anatomiche del cuore e la sua funzionalità mediante la riproduzione di un ciclo cardiaco virtuale.
Con l’Inversion Mode, invece, vengono visualizzati gli stampi dei grossi vasi e dei ventricoli come se fosse in corso il cateterismo cardiaco.
Come ci si prepara in vista dell’esame
La preparazione ecocardiografia fetale non presuppone degli accorgimenti specifici, ma va tenuto presente il fatto che l’accuratezza della diagnosi può essere influenzata in modo decisivo da una posizione del feto non adeguata e, soprattutto, dalla presenza di un pannicolo adiposo materno molto consistente.
In altri termini, sarebbe preferibile che la futura mamma non fosse obesa, dal momento che tale condizione rischia di rendere impossibile, o comunque molto complicato, l’esame.
Va ricordato infine che un approccio tridimensionale è sempre da preferire, in quanto offre l’opportunità di beneficiare di piani di visualizzazione e di scansione che il bidimensionale non mette a disposizione.
Quando deve essere prescritta l’ecocardiografia
Tra i casi in cui deve essere prescritta l’ecocardiografia fetale ci sono quelli in cui la storia familiare segnala la presenza di malattie ereditarie. In particolare, non si può sottovalutare la familiarità per le cardiopatie.
Inoltre, l’esame è necessario anche quando la donna in gravidanza soffre di una malattia autoimmune, è colpita da fenilchetonuria o è diabetica.
Sono blogger, giornalista e web content editor; contemporaneamente sono mamma di Luca e Viola: il tempo è poco, ma faccio i salti mortali per dare sempre il meglio! Il mio motto è “Chi la dura la vince”!