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L’ipertensione gravidica è una condizione che si manifesta con un aumento della pressione arteriosa durante la gravidanza, in particolare dopo la 20° settimana di gestazione. Si tratta di un disturbo che può avere conseguenze negative sia per la salute della madre che per quella del bambino, se non viene diagnosticato e trattato tempestivamente. In questo articolo vedremo quali sono le cause, i sintomi, i rischi e i rimedi.
Cos’è l’ipertensione gravidica
L’ipertensione gravidica è una forma di ipertensione transitoria che si verifica solo durante la gravidanza e che scompare dopo il parto. Si definisce ipertensione gravidica la presenza di uno o più dei seguenti criteri, riscontrati in almeno due misurazioni effettuate a distanza di almeno 4 ore:
- Pressione arteriosa sistolica uguale o superiore a 140 mmHg
- Pressione arteriosa diastolica uguale o superiore a 90 mmHg
- Aumento della pressione arteriosa sistolica di almeno 30 mmHg rispetto ai valori pre-gravidici
- Aumento della pressione arteriosa diastolica di almeno 15 mmHg rispetto ai valori pre-gravidici
L’ipertensione in gravidanza può essere classificata in base alla sua origine e alla sua gravità in:
Ipertensione cronica: si tratta di una forma di ipertensione preesistente alla gravidanza o che si manifesta prima della 20° settimana di gestazione. L’ipertensione cronica complica circa il 2-5% delle gravidanze e può essere primaria (senza una causa nota) o secondaria (dovuta a una patologia renale, endocrina o vascolare).
Ipertensione gestazionale: si tratta di una forma di ipertensione che si sviluppa dopo la 20° settimana di gestazione e che non è associata ad altre complicanze. L’ipertensione gestazionale interessa circa il 6-8% delle gravidanze e può essere dovuta a una formazione incompleta o difettosa della placenta.
Preeclampsia: si tratta di una forma di ipertensione che si associa a proteinuria (perdita di proteine nelle urine) e/o ad alterazioni della funzionalità renale, epatica, ematica o neurologica. La preeclampsia colpisce circa il 2-5% delle gravidanze ed è una delle principali cause di morbilità e mortalità materna e fetale.
Eclampsia: si tratta della complicanza più grave dell’ipertensione gravidica, caratterizzata da crisi convulsive generalizzate in assenza di altre cause neurologiche. L’eclampsia si verifica in circa lo 0,1% delle gravidanze ed è una condizione potenzialmente fatale per la madre e il bambino.
Quali sono le cause dell’ipertensione gravidica
Le cause esatte dell’ipertensione gravidica non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che siano coinvolti diversi fattori genetici, immunologici, ambientali e vascolari. In particolare, sembra che un ruolo chiave sia svolto dalla placenta, l’organo che collega la madre al bambino e che permette lo scambio di nutrienti, ossigeno e sostanze di rifiuto tra i due organismi.
Normalmente, la placenta si forma grazie all’invasione dei vasi sanguigni materni da parte delle cellule fetali (trofoblasto), che ne riducono la resistenza e ne aumentano il flusso. In alcuni casi, però, questa invasione è incompleta o difettosa, determinando una placenta malformata e ipoperfusa. Questa situazione provoca una vasocostrizione sistemica nella madre, con conseguente aumento della pressione arteriosa. Inoltre, la placenta difettosa rilascia delle sostanze pro-infiammatorie e pro-coagulanti nel circolo materno, causando ulteriori danni agli organi bersaglio.
Come si diagnostica
La diagnosi di ipertensione gravidica si basa sulla misurazione della pressione arteriosa durante le visite prenatali, che dovrebbero essere effettuate almeno una volta al mese nel primo e secondo trimestre e ogni due settimane nel terzo trimestre. La pressione arteriosa deve essere misurata con un apparecchio adeguato, con il bracciale della giusta dimensione e con la donna in posizione seduta o sdraiata, dopo almeno 10 minuti di riposo. La misurazione deve essere ripetuta dopo 15 minuti se il primo valore è elevato.
Oltre alla pressione arteriosa, la diagnosi di ipertensione gravidica richiede anche l’esecuzione di alcuni esami del sangue e delle urine, per valutare la funzionalità renale, epatica, ematica e la presenza di proteinuria. La proteinuria è un segno di danno renale e si definisce come una perdita di proteine nelle urine superiore a 300 mg nelle 24 ore o a 30 mg/dL in un campione casuale.
In alcuni casi, può essere utile anche effettuare un’ecografia fetale, per valutare lo stato di salute e la crescita del bambino, e una dopplerometria dei vasi placentari, per valutare il flusso sanguigno tra la madre e il feto.
Come si cura l’ipertensione gravidica
Il trattamento dell’ipertensione gravidica dipende dalla sua gravità, dalla presenza o meno di complicanze e dall’età gestazionale. L’obiettivo è quello di controllare la pressione arteriosa, prevenire le complicanze e garantire il benessere della madre e del bambino.
Nel caso di ipertensione cronica o gestazionale lieve (pressione arteriosa sistolica tra 140 e 149 mmHg o pressione arteriosa diastolica tra 90 e 99 mmHg), senza sintomi o segni di preeclampsia, il trattamento può consistere in:
- Misure igienico-dietetiche: si raccomanda di seguire una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura, povera di sale e grassi saturi, di bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, di evitare il fumo, l’alcol e le sostanze eccitanti (caffè, tè, cioccolato), di praticare una moderata attività fisica (previo consenso medico), di riposare adeguatamente e di evitare lo stress.
- Monitoraggio regolare: si raccomanda di misurare la pressione arteriosa almeno due volte alla settimana a casa o in ambulatorio, di controllare il peso corporeo e la quantità di urine prodotte ogni giorno, di segnalare al medico qualsiasi sintomo o segno anomalo (mal di testa, alterazioni visive, dolore addominale, gonfiore improvviso), di sottoporsi agli esami del sangue e delle urine prescritti dal medico e alle visite ecografiche per valutare lo stato del bambino.
Nel caso di ipertensione cronica o gestazionale moderata o grave (pressione arteriosa sistolica uguale o superiore a 150 mmHg o pressione arteriosa diastolica uguale o superiore a 100 mmHg), o in presenza di sintomi o segni di preeclampsia, il trattamento può prevedere anche:
Farmaci antipertensivi: si tratta di farmaci che agiscono riducendo la pressione arteriosa. Tra i farmaci antipertensivi più usati in gravidanza ci sono: metildopa (alfa-metildopa), labetalolo (un beta-bloccante), nifedipina (un calcio-antagonista) e idralazina (un vasodilatatore). Questi farmaci sono considerati sicuri per la madre e il bambino se assunti alle dosi consigliate dal medico. Altri farmaci antipertensivi, come gli ACE-inibitori (inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina), gli ARB (antagonisti dei recettori dell’angiotensina II) e gli antagonisti dell’aldosterone sono invece controindicati in gravidanza perché possono causare danni al feto.
Ricovero ospedaliero: si tratta di una misura necessaria nei casi più gravi o complicati di ipertensione gravidica, per garantire un monitoraggio continuo della pressione arteriosa, della funzionalità degli organi materni e del battito cardiaco fetale. In ospedale possono essere somministrati anche dei farmaci per via endovenosa (magnesio solfato) per prevenire le crisi convulsive (eclampsia) o per via intramuscolare (corticosteroidi) per accelerare la maturazione polmonare del bambino in caso di parto prematuro¹.
Induzione del parto: si tratta dell’unico modo per risolvere definitivamente l’ipertensione gravidica e le sue complicanze. L’induzione del parto può essere effettuata mediante somministrazione orale o vaginale di ossitocina (un ormone che stimola le contrazioni uterine) o mediante rottura artificiale delle membrane amniotiche. Il momento più opportuno per indurre il parto dipende da diversi fattori, tra cui la gravità dell’ipertensione gravidica, la presenza o meno di preeclampsia o eclampsia, l’età gestazionale e le condizioni del bambino. In generale, si tende ad aspettare il più possibile per evitare un parto troppo prematuro che potrebbe comportare dei rischi per il bambino. Tuttavia, se l’ipertensione gravidica è severa o associata a complicanze gravi per la madre o il bambino, l’induzione del parto può essere necessaria anche prima della 37° settimana.
Quali sono i sintomi dell’ipertensione gravidica
L’ipertensione gravidica spesso non dà sintomi evidenti nella madre, ma può essere rilevata solo attraverso le misurazioni regolari della pressione arteriosa durante le visite prenatali. Tuttavia, in alcuni casi possono comparire dei segni o dei sintomi che devono essere segnalati al medico senza indugio. Tra questi ci sono:
- Mal di testa intenso e persistente
- Alterazioni visive (visione offuscata, lampi luminosi, mosche volanti)
- Dolore al petto o difficoltà respiratoria
- Dolore nella parte superiore dell’addome
- Gonfiore improvviso del viso, delle mani o dei piedi
- Nausea o vomito
- Riduzione della quantità di urine
- Aumento rapido di peso
Questi sintomi possono indicare una preeclampsia o un’eclampsia in atto e richiedono un intervento medico urgente.
Quali sono i rischi dell’ipertensione gravidica
L’ipertensione gravidica può avere delle conseguenze gravi sia per la madre che per il bambino, se non viene diagnosticata e trattata adeguatamente. Tra i rischi per la madre ci sono:
- Distacco della placenta: si tratta della separazione prematura della placenta dall’utero prima del parto, che provoca emorragia vaginale e dolore addominale. Il distacco placentare può mettere a rischio la vita della madre e del bambino.
- Sindrome HELLP: si tratta di una complicazione severa della preeclampsia, caratterizzata da emolisi (distruzione dei globuli rossi), aumento degli enzimi epatici (che indicano un danno al fegato) e bassa conta piastrinica (che compromette la coagulazione del sangue). La sindrome HELLP può causare insufficienza renale, epatica o respiratoria nella madre.
- Encefalopatia ipertensiva: si tratta di una condizione neurologica causata dall’aumento della pressione intracranica dovuto all’ipertensione. L’encefalopatia ipertensiva può provocare mal di testa, confusione mentale, convulsioni o coma nella madre.
- Ictus: si tratta di un’interruzione improvvisa del flusso sanguigno al cervello, dovuta a un’ostruzione o a una rottura di un vaso cerebrale. L’ictus può causare deficit neurologici permanenti o morte nella madre.
Tra i rischi per il bambino ci sono:
- Ritardo di crescita intrauterino: si tratta di una condizione in cui il bambino non cresce adeguatamente nell’utero a causa di una ridotta perfusione placentare. Il ritardo di crescita intrauterino può causare basso peso alla nascita, ipossia fetale o morte intrauterina.
- Parto prematuro: si tratta del parto che avviene prima della 37° settimana di gestazione. Il parto prematuro può essere spontaneo o indotto per motivi medici legati all’ipertensione gravidica. Il parto prematuro può comportare delle complicanze per il bambino, come distress respiratorio, emorragia cerebrale o infezioni.
- Sofferenza fetale: si tratta di una condizione in cui il bambino mostra segni di stress dovuti a una ridotta ossigenazione nel grembo materno. La sofferenza fetale può richiedere un parto cesareo d’emergenza per salvare la vita del bambino.
Come si previene l’ipertensione gravidica
La prevenzione dell’ipertensione gravidica non è sempre possibile, ma ci sono alcune misure che possono aiutare a ridurre il rischio o la gravità della condizione. Tra queste ci sono:
Pianificazione della gravidanza: si tratta di consultare il medico prima di rimanere incinta, soprattutto se si soffre già di ipertensione cronica o se si hanno altri fattori di rischio (età avanzata, obesità, diabete, malattie renali o cardiache, storia familiare o personale di ipertensione gravidica). Il medico potrà valutare lo stato di salute della donna, regolare eventuali farmaci antipertensivi e consigliare un periodo ottimale per concepire.
Controllo della pressione arteriosa: si tratta di misurare regolarmente la pressione arteriosa durante la gravidanza, almeno una volta al mese nel primo e secondo trimestre e ogni due settimane nel terzo trimestre. In caso di valori elevati o dubbi, si può anche misurare la pressione a casa con un apparecchio adeguato e segnalare al medico qualsiasi anomalia.
Analisi delle urine: si tratta di effettuare periodicamente delle analisi delle urine durante la gravidanza, per verificare la presenza di proteinuria, un segno di preeclampsia. Le analisi delle urine vengono solitamente richieste dal medico durante le visite prenatali e possono essere ripetute in caso di sospetto.
Supplementazione di calcio o aspirina: si tratta di assumere degli integratori di calcio o di aspirina a basso dosaggio durante la gravidanza, previa prescrizione medica. Questi supplementi possono aiutare a prevenire l’ipertensione gravidica nelle donne che hanno un basso apporto di calcio nella dieta o che hanno una storia personale o familiare di preeclampsia.
Riflessioni sull’ipertensione gravidica
L’ipertensione gravidica è una condizione che richiede attenzione e cura da parte della donna e del medico, per evitare delle complicanze per la salute della madre e del bambino. Tuttavia, con una diagnosi precoce, un monitoraggio adeguato e un trattamento appropriato, è possibile gestire l’ipertensione gravidica e portare a termine una gravidanza sicura e serena. Inoltre, è importante adottare uno stile di vita sano e seguire alcune misure preventive, che possono ridurre il rischio o la gravità dell’ipertensione gravidica. Infine, è bene ricordare che l’ipertensione gravidica non è una condizione permanente, ma transitoria, che scompare dopo il parto e che non pregiudica la possibilità di avere altre gravidanze in futuro.
Sono blogger, giornalista e web content editor; contemporaneamente sono mamma di Luca e Viola: il tempo è poco, ma faccio i salti mortali per dare sempre il meglio! Il mio motto è “Chi la dura la vince”!